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Odessa, la "Marsiglia russa", ha i caratteri della leggenda sin dalle prime righe di qualsiasi racconto di Babel', che sia ambientato nell'avventuroso mondo della malavita o nella variopinta comunità ebraica. Ma l'eccezionalità dell'Odessa di Babel' non fa che riflettere l'eccezionalità di questa città fuori del comune: internazionale e universale fin dalla sua fondazione, crocevia di lingue, religioni e popoli, Odessa è uno spazio infinito, proiettato in una dimensione eterna. Tra i suoi vicoli e i mercati, le banchine e le sinagoghe, le case di malaffare e i ricchi palazzi è un susseguirsi di feste nuziali, commerci (quasi mai onesti) e tenerezze, ma anche pogrom, violenze e funerali: tutta l'inesausta varietà della vita che in questi racconti, ambientati tra la fine dell'Impero zarista e gli anni della Rivoluzione, lo scrittore restituisce con uno stile essenziale, conciso, che sa essere nello stesso tempo favoloso, tragico e ironico.